sabato 1 ottobre 2011


Cd in uscita
Lunedì 05 Settembre 2011 18:44

DILIS
"Nulla da Capire"
21 Settembre 2011

LABEL:Red Birds/Seahorse
DISTRIBUZIONE:Audiglobe
UFFICIO STAMPA: Nuvole Elettriche
www.dilis.it

Il 21 Settembre 2011, anticipato dal video del singolo "ti mostrerò", arriva nei negozi “Nulla da Capire” disco d'esordio del cantautore Dilis. Il disco, registrato sotto la produzione artistica di Paolo Messere ad Arezzo per la Red Birds/Seahorse Recordings e distribuito da Audiglobe, arriva dopo una svariata attività fatta di live lungo tutta la penisola.
Infatti, Pietro di Lietro, ex cantante e chitarrista de "La Condizione Danzante", avvia il suo progetto solista già nell’ottobre del 2009 quando registra la sua prima demo omonima al Suonivisioni studio di Torre del Greco con la collaborazione di Giovanni Volpe (batteria/percussioni) ed Ilaria Scarico (Basso, Contrabbasso e flauto traverso) la demo contiene solo due brani inediti (Tutto si Altera – Pensieri d’autunno) ed una cover di Tim Buckley (Morning glory), che riceve molte recensioni positive sul web (Rockit,Lost highways, Freak Out, Mag Music etc…)
Le registrazioni hanno visto, come per già accaduto per la demo, la collaborazione di Ilaria Scarico, Giovanni Volpe e, questa volta, anche di Flavio G. Romano alle chitarre.

Link al video di "Ti Mosterò"
http://www.youtube.com/watch?v=GhK0ckitiYc
ASCOLTABILE PRESSO:
http://www.myspace.com/dilispace

venerdì 3 giugno 2011

UNMADE BED"MORNAITE MUNTIDE"


Gli Unmade Bed

presentano

“Mornaite Muntide”

Label: Redbirds Records

Promozione: Seahorse/Redbirds Press Office

Distribuzione: Audioglobe/Ioda
Data di uscita: 21 Aprile 2011

BIOGRAFIA

Ogni letto ha storie da vendere e magie da raccontare, le tiene per sé da custode/padrone, talvolta te le rimette sul piatto per giorni di seguito, talvolta te ne priva totalmente del ricordo; purtroppo o per fortuna è quasi sempre sua totale discrezione.

La storia di questo letto disfatto ha inizio nel 2004, quando Lorenzo Gambacorta (già affermato batterista) si rende conto di essere un bravo compositore e, in barba a qualunque saggio consiglio, crea i “My Best Friend's Birthday” nei quali figurerà come chitarrista/frontman.

Le sorti dei “My Best Friend's Birthday” rimangono alterne e poco definite a causa di vari cambi di formazione, fino ad un assestamento nel 2006 con lo stabilizzarsi della compagine grazie agli ingressi di Claudio Gattini prima, e di Tommaso Tombelli poi.

I tre registrano un demo cd che “vince e convince” e che determina l'ingresso nella band di Vincenzo Zingaro, chitarrista/polistrumentista forte di svariate esperienze pregresse e di un grande futuro alle spalle.

Lorenzo e Vincenzo mettono a fuoco i propri obiettivi, comprendono che la strada tracciata dai “My Best Friend's Birthday” sta cambiando come stanno cambiando le coordinate musicali di ciò che hanno in mente; il primo intervento da fare è dare un nuovo nome a questo progetto: nascono gli “Unmade Bed”. (http://www.myspace.com/unbed)

Il 2007 è un anno campale per i neonati “Unmade Bed”: sul palco per molti concerti, alcuni molto particolari (con Robin Guthrie (Cocteau Twins), American Music Club...), in studio per un demo (“The Narrow Room EP”) che coglie l'attenzione della Seahorse Recordings che mette loro sul piatto un contratto per il primo LP.

Nel 2009 esce “Loom”, primo album degli “Unmade Bed”;

la stampa lo accoglie con molto interesse, e viene subito inserito da “Il Mucchio” nelle 20 nomination per il miglior' esordio discografico indipendente dell'anno

(http://www.ilmucchio.it/fdm_content.php?sez=incontri&id_riv=64&id=278).

Il disco apre la strada ad un tour che riesce a toccare quasi tutto lo Stivale anche con “combo” importanti come quella con i “Jennifer Gentle” al Calamita di Cavriago (RE). La fine del 2009, tuttavia, si porta con sé 2/4 della band: Tommaso Tombelli decide di “abbandonare la nave” per divergenze artistiche, Claudio Gattini lo seguirà alcuni mesi più tardi per incompatibilità in merito ad impegni lavorativi.

Tommaso viene sostituito da Matteo Magrini, bassista di grande esperienza e comprovata solidità che proprio per questo viene convertito quasi esclusivamente ad organo elettrico e synth. Una data in particolare segna il nuovo assetto degli “Unmade Bed”: quella del 19 Giugno 2009 presso l'INIT di Roma.

In quell'occasione la band si ritrova per la prima volta a sperimentare dal vivo l'impatto di una formazione a trio con Lorenzo Gambacorta a gestire batteria, voce e synth; Vincenzo Zingaro con chitarra, Farfisa e synth e Matteo Magrini a basso, GEM Rodeo e synth: l'amalgama è praticamente immediata, ed è con questa formazione che gli “Unmade Bed” sembrano trovare la quadratura del cerchio in merito a diversi fattori.

Il 2010 viene, quindi, dedicato alla stesura del nuovo capitolo della band che verrà registrato nel Luglio dello stesso anno nella chiesa sconsacrata di S.Giusto a Gualdo (Sesto Fiorentino – FI), in presa diretta ed esclusivamente con tecnica di ripresa binaurale (grazie a Franco “Franko” Russo, specialista italiano in questa tecnica) al fine di restituire all'ascoltatore la fisica centralità del proprio ruolo all'interno della narrazione (http://www.terzoorecchio.com/ ; http://www.youtube.com/watch?v=qSF3YYX3jWw).

“Mornaite Muntide”, secondo album degli Unmade Bed, vedrà la “luce del mercato discografico” il 21 Aprile 2011 per Red Birds Records/Audioglobe.

FILE UNDER

Classe passione e tanta professionalità caratterizzano indiscutibilmente questo secondo album degli Unmade Bed;

Psichedelie oniriche di grande trasporto si inseriscono in un panorama che, probabilmente, ha tralasciato ormai da tempo il potere delirante della musica per dare spazio all’azione civilizzatrice della parola; un disco che recupera il senso del non senso, la dimenticanza dell’io e l’ eco viscerale dell’esistenza e dell’oltre.

“Mornaite Muntide” è una spirale. È il suono del tempo che s'incurva, d'un orologio che si scioglie, del reale che s'avvolge su sé stesso per divenire il proprio contrario perfettamente realizzabile: un mondo assolutamente reale in cui risulta lapalissiano che giorno e notte siano compresenti, e che uno spaventapasseri possa volersi far' trasportare verso la luce da filari di farfalle.

Il fulcro/destinatario/protagonista di questa narrazione multisensoriale e tridimensionale è qualunque essere umano nell'essenza delle sue percezioni più intime e nascoste, del proprio “Garden Of Earthly Delights”; ma questa “centralità” non rimane solo “teorica”: diventa fisica.

Perchè gli ambigui personaggi e i fondali in perenne mutazione che animano questo lavoro, possano prendere vita e dimensione dinanzi a chiunque permetterà loro di farlo, sarà sufficiente indossare un paio di cuffie o auricolari: “Mornaite Muntide” è stato registrato interamente in binaurale.

Buon ascolto…

TRACKLIST

1. The Death At Twilight Of 25 Shattering Pieces Of Sharpring Thin Ice 4.53

2. Luna (And The Great Parade Of Creatures Tiptoeing Around The Scarecrow) 10.17

3. Gentle Marionette Firflies Lullabying Weavy 6.25

4. The Loony Crowes Hoohaywire In The Shadows Of The Gigantic Moon 6.03

5. At Twilight, Giant Farflies 12.12

PROMO KIT DIGITALE

http://soundcloud.com/ubmm/sets/mornaite-muntide-binaural

www.myspace.com/unbed

LABEL CONTACTS

Seahorse Recordings/RedBirds Rec.
Piazza della Costituzione 27
52044 Mercatale di Cortona

www.seahorserecordings.com
www.myspace.com/seahorserecordings
www.myspace.com/littleredbirdsrecords


SEAHORSE/REDBIRDS PRESS OFFICE

Valeria Sorce 3296765817
mail: valeair82@libero.it







giovedì 31 marzo 2011

Blessed Child Opera "Fifth"




Dopo una pausa di oltre due anni, che è servita a recuperare freschezza, urgenza espressiva e voglia di rimettersi in gioco, Paolo Messere rispolvera la sigla Blessed Child Opera e realizza con “Fifth” il suo lavoro più personale intimo e sentito. Un disco quasi solista, si direbbe, se ciò non facesse torto alle collaborazioni di Fabio Centurione (celli/violini), Luca Monaco e Vincenzo Bardaro (batteria), Pericle Odierna (kclarinetto), Antonio Sircana (piano/organio), Stefano Sotgiu (acustiche) e Valeria Sorce (voce), preziose nell’economia di un sound asciutto ma ricco di sfumature, e tuttavia tanto discrete e organiche a quel suono da scomparire quasi.
La scrittura dei BCO non è mai stata così lineare e fluida: in quasi dieci anni di carriera (sempre accompagnata dal favore della critica e dallo stupore di chi assiste ai loro live) non avevamo mai sentito gemme di nitida purezza acustica come “Lonely Friend” “Keep Me Tight” e “Between Us” né la scorrevolezza country-noir di “Falling” e “Reflection After Nothing”; così come mancava in repertorio una pop-song agrodolce come “Clear Sky Optimistic”. Tipicamente Blessed Child Opera sono poi l’iniziale “Nothing is In Place When It Should” e “Closed Doors”, immerse in un liquido chitarrismo di impronta shoegaze, e la centrale “Ruby Light”, in cui l’elettricità della sei corde di Messere si fonde alla perfezione con gli archi aerei e sognanti arrangiati da Centurione, regalando sensazioni di piacevole e malinconico abbandono. “Never Return on Your Steps” e “I Will Find” rappresentano l’aggancio col passato remoto dei BCO, con il loro incedere robusto e scuro, di chiara matrice eighties. E stupisce, in fondo al disco, la miscela di forma e dissonanza di “Promised Circle”, in cui voce chitarra e melodia si fanno strada, poco a poco, tra una selva di clarinetti impazziti…
“Fifth” è un disco solo all’apparenza semplice, da ascoltare e riascoltare con calma e curiosità per andare alla scoperta degli elementi nascosti o latenti che lo compongono e lo arricchiscono: piccoli scarti sonori, qualche “divertissement”, calibrati inserti elettronici, lievi tocchi di piano, archi e fiati che irrompono inattesi, raddoppi vocali. Ecco, la voce: è questo il collante magico che tiene insieme i brani e dà loro la giusta compattezza; una voce intensa, forte, ma anche dolce e sofferta, che dal vivo non manca di emozionare e rapire. Come sarà possibile constatare nel tour italiano che segue l’uscita del disco.

www.myspace.com/blessedchildopera





lunedì 19 aprile 2010


Happy Skeleton
Coffee & Cigarette Club











INTRO

“Coffee & Cigarette Club” è il primo CD di Davide Delmonte, in arte Happy Skeleton. E' stato registrato a Mercatale di Cortona (AR) e masterizzato a Fiumedinisi (ME) nell'estate del 2009. Hanno collaborato alle registrazioni del disco diversi musicisti: la batteria è stata suonata da Mauro Cassarà ( batterista nei Brilliants At Breakfast), il basso da Giuseppe D'Angelo ( bassista nei Brilliants At Breakfast e tastierista negli Hank!), mentre lo stesso Paolo Messere, produttore artistico e chitarrista/cantante nei Blessed Child Opera, ha suonato synth, tastiere e qualche chitarra acustica. Davide Delmonte ha infine cantato, suonato le chitarre elettriche, le drum machine e alcune tastiere.
BIOGRAFIA
"Era un giorno come tanti e pioveva. Ero in auto con due amici di vecchia data. Alla radio “Should I stay or should I go?” dei Clash. Un sorpasso, una curva fatta male: l'incidente. In quei momenti non pensi a niente, non pensi e basta. Il tempo si dilata, i secondi diventano secoli, i vetri proiettili, gli alberi cemento. Poi apri gli occhi e ti accorgi di essere ancora vivo. L'auto era letteralmente volata, ma il destino ha voluto che atterrasse su un tendone, di quelli che, in Puglia, si mettono sopra le vigne. Eravamo tutti illesi: vivi. Sono tornato a casa e nel giro di qualche mese ho registrato un Demo.Successivamente ho registrato "Coffee & Cigarette Club", il mio primo Cd.Ho fatto tutto questo solo perché avevo capito benissimo che sarei potuto morire lì, alle 15:30 circa, in una fottutissima macchina. Volevo suonare e allora ho deciso di farlo " “Coffee & Cigarette Club” è il primo CD di Davide Delmonte, in arte Happy Skeleton. E' stato registrato a Mercatale di Cortona (AR) e masterizzato a Fiumedinisi (ME) nell'estate del 2009. Hanno collaborato alle registrazioni del disco diversi musicisti: la batteria è stata suonata da Mauro Cassarà ( batterista nei Brilliants At Breakfast), il basso da Giuseppe D'Angelo ( bassista nei Brilliants At Breakfast e tastierista negli Hank!), mentre lo stesso Paolo Messere, produttore artistico e chitarrista/cantante nei Blessed Child Opera, ha suonato synth, tastiere e qualche chitarra acustica. Davide Delmonte ha infine cantato, suonato le chitarre elettriche, le drum machine e alcune tastiere. L'artwork della copertina e l'intero booklet è stato disegnato dal fumettista Valerio Pastore, mentre il regista Lorenzo Sportiello ha realizzato il video per il brano “Le rouge”. Davide Delmonte nasce ad Acquaviva delle Fonti, un paesino in provincia di Bari, il 16 Agosto del 1988. Inizia a suonare la chitarra già all'età di 11 anni e a comporre a 13. Durante l'adolescenza si avvicina al grunge e comincia a suonare e cantare in diverse garage band della scena underground barese. Con il passare degli anni la sua musica si arricchisce di nuove influenze, sopratutto shoegaze, slow-core, new wave e trip-hop. Nell'estate del 2007, appena terminato il liceo, decide di dar vita a un progetto solista in cui far confluire tutte le sue idee: nasce così Happy Skeleton. Davide decide, quindi, di registrare un demo di 12 brani da presentare a varie etichette;tra queste figura la Seahorse Recordings di Paolo Messere, produttore e frontman dei Blessed Child Opera, che agli inizi del 2009 gli propone di pubblicare il suo lavoro con la Red Birds Records (una divisione della Seahorse Recordings). Nell'estate dello stesso anno terminano le registrazioni di “Coffee & Cigarette Club” che uscirà a settembre 2010 con distribuzione Audioglobe.






Music For Eleven Instruments
Business Is A Sentiment









INTRO

Anche se il nome potrebbe far pensare a un'orchestra o ad un gruppo di non pochi membri, la musica di Music For Eleven Instruments è composta, suonata e registrata da Salvatore Sultano originario di Gela, paese del sud della Sicilia . Salvatore, dopo l'esperienza con i Flugge, decide di intraprendere questo progetto solista, rianimando 11 strumenti che erano disseminati nelle stanze di casa sua.
BIOGRAFIA


Anche se il nome potrebbe far pensare a un'orchestra o ad un gruppo di non pochi membri, la musica di Music For Eleven Instruments è composta, suonata e registrata da Salvatore Sultano originario di Gela, paese del sud della Sicilia . Salvatore, dopo l'esperienza con i Flugge, decide di intraprendere questo progetto solista, rianimando 11 strumenti che erano disseminati nelle stanze di casa sua. Strumenti a corda, percussioni, voci ed elettronica popolano, infatti, i brani di "Business Is A Sentiment", disco in uscita per Red Birds Record. Accanto a melodie fiabesche, che richiamano atmosfere adolescenziali e colori primaverili, convivono e si mescolano allegramente tradizione e brit-pop, elettronica e sonorità orientali. Salvo, con spiccata impostazione cantautoriale, è artefice di una forma canzone che vede alternarsi ritmi acustici, percussivi ed elettronici in un percorso estremamente ricco e variegato quanto armonico ed omogeneo.L'andamento dei brani a tratti richiama l'incedere di quelle bande di paese sguinzagliate per strada a sottolineare un momento particolare di festa, ma velato, al tempo stesso, da un retrogusto malinconico. Nella Sicilia schiacciata da 1000 problemi nella morsa politico-mafiosa , i momenti di sogno e di speranza sono spesso turbatii dalla visione di una società che perde giorno dopo giorno i propri diritti. Così come, il fatto di vivere in una città in cui i fumi della raffineria costringono la vitalità di un uomo ad essere reclusa in una stanza, ha decisamente avuto il suo impatto sulla sensibilità dell'autore. Ma Salvo Sultano affronta la vita con consapevole leggerezza, la stessa che pervade i brani di Music For Eleven Instruments...ascoltare per credere, perchè come recita il titolo del disco ...Business Is A Sentiment.

Seahorse Recordings/Red Birds Rec.
Piazza della Costituzione 27
52040 Mercatale di Cortona (AR)
www.myspace.com/seahorserecordings
skype:paolomes2

cell:+39 3382718564








The Child Of A Creek "Find a shelter along the path"
Etichetta: Red Birds Rec./ Seahorse Recordings
Data di uscita 21 Aprile

Una musica che invita al raccoglimento e al recupero del contatto con gli elementi primi. Colonna sonora ideale per il viandante in cerca di riparo, non stupisce che “Find A Shelter Along the Path” sia l’opera di una persona sola che, si direbbe, ha abbracciato la propria solitudine con la benevola determinazione dell’eremita. Lui si chiama Lorenzo Bracaloni ed è di Livorno. Le sue canzoni sono fatte di chitarre acustiche e sitar, tastiere atmosferiche, una voce penetrante e che si direbbe più incline alla melodia di quanto conceda effettivamente sul disco. In generale, lasciando da parte tutti prefissi del caso, siamo indubbiamente in territorio folk, che qui attinge direttamente alla psichedelia dei mostri sacri (leggi Incredible String Band) per abbeverarsi alla fonte di certo kraut, dove le dilatazioni ambient ricorrenti fanno pensare anche ad alcune produzioni di casa Kranky (Charalambides su tutti, ma anche i riverberi metallici e oscuri di Boduf Songs). In ogni caso, senza farci troppo distrarre dai molti riferimenti che si possono tirare in ballo, “Find A Shelter…” è un album molto ben scritto e ottimamente prodotto, forse “di genere” ma capace di inserirsi nella corrente di riferimento con personalità e senza timori riverenziali nei confronti delle più accreditate produzioni estere. Notevole.

The child of a creek su myspace










Clerville "Killing Polar Bears"
Etichetta Red Birds Rec./Seahorse Recordings
Data di uscita 21 Aprile


Gruppo siciliano dedito al rock strumentale, i Clerville provano a forzare i confini del genere di riferimento, aprendo il loro post-rock (direttamente riconducibile a Mogwai e discepoli) ad un ampio utilizzo dell’elettronica, che risulta fondamentale sia per descrivere le atmosfere gelide richiamate dal titolo, sia per arricchire le parti ritmiche. Il risultato complessivo è suggestivo e valido grazie a una cura e a una ricerca sul suono, che emergono soprattutto nei brani che riescono meglio a mettere l’accento sui due elementi teoricamente più distanti tra loro: le chitarre più rock e l’elettronica più fredda (ottima in questo senso “Telkens Weer”). Resta forse il limite di un genere musicale in cui è relativamente facile produrre buoni brani, ma è divenuto pressoché impossibile raggiungere l’eccellenza. Forse bisognerebbe cominciare ad accettare l’idea che il post-rock ha detto infine tutto quello che c’era da dire. Del resto se, come dicono loro, “Gli anni 70 sono finiti da un pezzo”, questa coda degli anni ’90 sembra invece destinata a continuare all’infinito.

http://www.myspace.com/clerville








giovedì 5 novembre 2009

Vendita On Line e Partnership Promozionali



























Brown And The Leaves "Landscapes" Red Birds/Seahorse 2009




















Andrea Carboni "La Terapia Dei Sogni"

Red Birds/Seahorse 2010






giovedì 29 ottobre 2009

Reviews:

Brown And The Leaves "Landscapes" Red Bids Rec. 2009
__________________________________________________________________________ VOGUE OTTOBRE '09_ Quanta distanza c'è tra la Svezia e il Friuli? Ad ascoltare le note di Brown and the Leaves (al secolo Mattia Del Moro) si direbbe veramente poca. La chitarra acustica c'è, la melodia sofisticata pure, ma paragonarlo ai Kings of Covenience vuol dire perdersi tutta l'emozione dei semitoni: i "panorami" musicali di Brown sono tutt'altra cosa rispetto alle postcards from Bergen conservate dietro alle lenti di Erlend Oye. Un album, questo "Landscapes" (Red Birds), che riesce a regalare, con canzoni come la leggerissima "Spinning leaves" o l'analogica "While the waves", mmenti di placida serenità autunnale. ______________________________________________________________________________ L'UNITA' SETTEMBRE '09_ Uscirà ad ottobre l'album d'esordio di questo ragazzo della Carnia, regione sperduta alle falde delle prealpi friulane. Un paesaggio particolare, che ispira canzoni dolci, malinconiche e intimiste, un po' sullo stile dei norvegesi Kings of Convenience. Il disco ideale per l'autunno che verrà. ______________________________________________________________________________ BLOW UP OTTOBRE '09_ Mattia Del Moro in arte Brown and The Leaves viene dalle montagne della Carnia, e qui paesaggi incantati influenzano in buona parte la sua srcittura intimista e malinconica, che ricorda da vicino certe cose della scena scandinava degli ultimi anni. Ma il primo pezzo "Brand New World" è un piccolo tuffo al cuore che porta alla mente nientemeno che Nick Drake. Non è naturalmente tutto così. La solarità di certi brani tradisce ogni malinconia a favore di un clima rilassato, caldo e avvolgente, punteggiato per lo più da voce e chitarra, ma anche lievi tocchi percussivi, tromba, archi di pura atmosfera (la deliziosa "Just let you know"). Belle melodie e arrangiamenti già così maturi fanno di queste canzoni-paesaggi, intimi e dolcemente esposti, un esordio davvero niente male. Gino Dal Soler Voto: 7 ______________________________________________________________________________ BLOW UP OTTOBRE '09_L'Italia è quello strano paese in cui se un artista rimarca palesemente le proprie origini, nei testi nell'idioma eccetera, viene subito tacciato di non avere spessore internazionale e di non potersi esporre fuori confine. Quando invece il musicista, in barba alle disamine pessimiste, sfodera qualità di scrittura e performance del tutto compatibili con con le altre capitali, scatta il meccanismo di declassamento a paragone, clone, emulo. La speranza è che tale ultima cattiva abitudine non scatti nei confronti di Mattia Del Moro, carnico di Tolmezzo, che con l'insegna Brown and the Leaves suona e interpreta composizioni di tranquillo folk pomeridiano, agreste ma non ridondante, esattamente come succede ai Kings Of Convenience, Andrew Bird, Adem e chissà quanti, altrove mai messi in croce per le radici, al contrario gratificati sulla scorta di quanto espresso. Se i pezzi che giravano su Myspace facevano presagire una stesura più tropicale (Quiet life in a quet place), l'album ufficiale si conforma a un quadro di nitida e sobria koiné del folkwriter, la sola While the waves in tenera sordina Real Tuesday Weld mentre smette di piovere sui rotoli di fieno: ogni tanto una nuvola non stonerebbe, o anche qualche sterpaglia bruciata, ma pazienza se Brown respira l'aria di quota e non soffoca dal fumo dell'understatement. Enrico Veronese Voto: 7

Marco Belafatti per SpazioRock

Pubblicata in data: 22/10/09

Brown & The Leaves è l’incarnazione artistica di Mattia Del Moro, giovane cantautore proveniente dalla regione della Carnia. È proprio tra il silenzio e gli scenari immobili, quasi incontaminati di questa remota zona del Bel Paese che si compie la formazione musicale del Nostro, immersa in un flusso di melodie indistruttibili (quelle dei The Cure, di Lou Reed e David Byrne) ed amichevoli accordi di pianoforte e chitarra (strumenti studiati sin dalla più tenera età), stagliandosi sul niveo sfondo di un quadro domestico che da sempre manifesta forti inclinazioni artistiche. Dopo una rapida e poco soddisfacente parentesi post-punk in epoca adolescenziale, Mattia viene illuminato dalla sensibilità del compianto Nick Drake: saranno proprio le inquiete armonie di “Pink Moon” ad indicargli la strada da perseguire.


Il ragazzo cresce, viaggia, scatta fotografie del mondo attraverso il finestrino di un treno. E l’artista lo segue a ruota, componendo il suo primo album… Nei “Landscapes” di Brown & The Leaves non riecheggiano soltanto i freddi venti, l’immobilità e la solennità della natura del territorio natale, ma anche i mille volti, suoni e colori della laguna veneziana, attuale casa adottiva dell’artista friulano. Dalla chitarra e dalla pacata voce di Mattia sbocciano undici racconti miti, struggenti, molto spesso votati all’introspezione; l’accompagnamento, prevalentemente acustico, poggia con fare tranquillo sulle pennellate ora giocose ora nostalgiche del violoncello, del contrabbasso e del pianoforte. Mattia sembra quasi volerci accompagnare per mano in un tragitto interiore che va a toccare le tappe più importanti della nostra crescita, cosicché le sue composizioni facciano vibrare le corde del nostro animo, cogliendolo di sorpresa nelle sue più difformi emozioni.


È grazie a questa energia intrinseca, espressa attraverso la voce dei ricordi, che l’esordio di Brown & The Leaves riesce a farsi apprezzare ed ammirare, pur citando a più riprese il folk emozionale dei Kings Of Convenience, piuttosto che il minimalismo di Sufjan Stevens o la fragilità del suo stesso iniziatore. Ideale per l’imminente stagione fredda, la musica contenuta in questi “Paesaggi”, potrebbe ritrovarsi a corroborare la sensibilità di molti. Emozionarsi, d’altronde, non è mai stato un reato.

domenica 6 settembre 2009

Red Birds Records/Artists


Brown and the Leaves
BIOGRAFIA:
Brown proviene dalla Carnia, una regione sperduta alle falde delle prealpi friulane che gioca una parte importante nella sua vita e nella sua musica.In questo paesaggio, bellissimo ma troppo spesso dimenticato, caratterizzato da un’eccezionale piovosità d’estate e da un freddo secco e pungente d’inverno, Brown fa i suoi primi ascolti: Cure, Lou Reed e David Byrne girano a rotazione nell’autoradio dei suoi genitori. Suo padre, infatti, è un grande appassionato di musica, conduce verso la fine degli anni '70 una trasmissione su Radio Sherwood e organizza concerti tra i quali spiccano quelli di Battiato e Area.Dai 6 ai 12 anni studia pianoforte con sua zia, ma lo abbandona subito preferendo la chitarra. Nel frattempo inizia a nutrirsi degli ascolti più disparati in cui convivono, felicemente, l’hip hop italiano e l'hardcore punk californiano, fino ad arrivare a grunge, stoner ed affini. È di questo periodo la passione per lo skateboard, che continua tuttora. Verso i 17 anni arriva la folgorazione per il post-punk e le produzione Dischord diventano il suo pane quotidiano. Quando conosce Steve Albini, decide di formare una band in cui però suona il basso, non la chitarra, ed inizia a cantare. I risultati sono simpatici, ma non molto soddisfacenti.Chiusa l’esperienza della band, durata 3 anni, Brown si ricorda della chitarra acustica, e la riprende in mano; predilige il finger picking e quando gli passano Pink Moon di Nick Drake gli si apre un mondo...il suo.Venendo da una famiglia che si è sempre circondata di arte (la madre è storica dell’arte e attualmente ha intrapreso l'attività di scrittrice, la nonna aprì negli anni Sessanta una galleria d’arte a Udine, il nonno era scultore), Brown, parallelamente al percorso musicale, prende a dipingere con ottimi risultati fino al 2007, quando sceglie definitivamente di fare il musicista. Dal 2004 frequenta la Facoltà di Architettura a Venezia e dallo stesso anno la città lagunare è diventata la sua nuova casa.






Andrea Carboni
Biografia:


Andrea Carboni lascia presto la sua città natale, Pisa, per trasferirsi a Ginevra, dove trascorre quasi tutta l'infanzia. Tornato a Pisa, il suo primo contatto con la musica avviene attraverso lo studio del pianoforte, che, inevitabilmente, contribuirà a caratterizzare molte delle sue future composizioni con un approccio di stampo classico. Successivamente, quasi per gioco, si avvicina, da autodidatta, alla chitarra e, sin dal 2000, comincia a muovere i suoi primi passi sul palco, suonando in alcune formazioni di rock alternativo della scena indie pisana.
Nel 2006 produce il suo primo EP "L'amore manifesto", che una recensione di Rock.it commenta così: "...in Andrea c'e' odore di penombra, odore di passato, grandi stanze in penombra autunnale e finestre aperte e grandi tende bianche che svolazzano. Mentre il piano, da un'altra stanza, suona." Nello stesso anno il destino lo riporta a Ginevra. Nell'ambiente in cui era cresciuto Andrea ritrova una dimensione più intima e scopre la sua vena da solista, quella a lui più congeniale, proprio perchè gli permette di dare voce a quel complesso di sentimenti, ricordi e pensieri che nutrono la sua musica: combinando chitarra-piano-voce accompagnati da un'originale sperimentazione dell'uso degli effetti, primo tra tutti il loop sampler, Andrea scrive gran parte dei suoi pezzi, con testi in italiano e in francese, sua seconda lingua. Presto si fa conoscere e apprezzare come solista nell'ambiente musicale ginevrino, in cui si esibisce con continuità conquistando, da subito, un suo personale pubblico che lo segue con grande attaccamento.
Andrea rimane all'estero fino alla fine del 2007, trovando occasione di suonare in vari locali, festival ed eventi, in Svizzera e Francia e, avendo modo, così, di confrontarsi con realtà di respiro internazionale. Anche in Italia, però, si fa conoscere presto: vince l'edizione 2008 del concorso per band emergenti Cuoio e Nuvole, entrando in contatto con lo studio fiorentino Danza Cosmica, che gli dà l'opportunità di registrare alcune tracce che, successivamente, faranno parte dell'album di debutto di Andrea Carboni, "La Terapia Dei Sogni" in uscita a gennaio 2010 su Seahorse/Redbirds.”