giovedì 29 ottobre 2009

Reviews:

Brown And The Leaves "Landscapes" Red Bids Rec. 2009
__________________________________________________________________________ VOGUE OTTOBRE '09_ Quanta distanza c'è tra la Svezia e il Friuli? Ad ascoltare le note di Brown and the Leaves (al secolo Mattia Del Moro) si direbbe veramente poca. La chitarra acustica c'è, la melodia sofisticata pure, ma paragonarlo ai Kings of Covenience vuol dire perdersi tutta l'emozione dei semitoni: i "panorami" musicali di Brown sono tutt'altra cosa rispetto alle postcards from Bergen conservate dietro alle lenti di Erlend Oye. Un album, questo "Landscapes" (Red Birds), che riesce a regalare, con canzoni come la leggerissima "Spinning leaves" o l'analogica "While the waves", mmenti di placida serenità autunnale. ______________________________________________________________________________ L'UNITA' SETTEMBRE '09_ Uscirà ad ottobre l'album d'esordio di questo ragazzo della Carnia, regione sperduta alle falde delle prealpi friulane. Un paesaggio particolare, che ispira canzoni dolci, malinconiche e intimiste, un po' sullo stile dei norvegesi Kings of Convenience. Il disco ideale per l'autunno che verrà. ______________________________________________________________________________ BLOW UP OTTOBRE '09_ Mattia Del Moro in arte Brown and The Leaves viene dalle montagne della Carnia, e qui paesaggi incantati influenzano in buona parte la sua srcittura intimista e malinconica, che ricorda da vicino certe cose della scena scandinava degli ultimi anni. Ma il primo pezzo "Brand New World" è un piccolo tuffo al cuore che porta alla mente nientemeno che Nick Drake. Non è naturalmente tutto così. La solarità di certi brani tradisce ogni malinconia a favore di un clima rilassato, caldo e avvolgente, punteggiato per lo più da voce e chitarra, ma anche lievi tocchi percussivi, tromba, archi di pura atmosfera (la deliziosa "Just let you know"). Belle melodie e arrangiamenti già così maturi fanno di queste canzoni-paesaggi, intimi e dolcemente esposti, un esordio davvero niente male. Gino Dal Soler Voto: 7 ______________________________________________________________________________ BLOW UP OTTOBRE '09_L'Italia è quello strano paese in cui se un artista rimarca palesemente le proprie origini, nei testi nell'idioma eccetera, viene subito tacciato di non avere spessore internazionale e di non potersi esporre fuori confine. Quando invece il musicista, in barba alle disamine pessimiste, sfodera qualità di scrittura e performance del tutto compatibili con con le altre capitali, scatta il meccanismo di declassamento a paragone, clone, emulo. La speranza è che tale ultima cattiva abitudine non scatti nei confronti di Mattia Del Moro, carnico di Tolmezzo, che con l'insegna Brown and the Leaves suona e interpreta composizioni di tranquillo folk pomeridiano, agreste ma non ridondante, esattamente come succede ai Kings Of Convenience, Andrew Bird, Adem e chissà quanti, altrove mai messi in croce per le radici, al contrario gratificati sulla scorta di quanto espresso. Se i pezzi che giravano su Myspace facevano presagire una stesura più tropicale (Quiet life in a quet place), l'album ufficiale si conforma a un quadro di nitida e sobria koiné del folkwriter, la sola While the waves in tenera sordina Real Tuesday Weld mentre smette di piovere sui rotoli di fieno: ogni tanto una nuvola non stonerebbe, o anche qualche sterpaglia bruciata, ma pazienza se Brown respira l'aria di quota e non soffoca dal fumo dell'understatement. Enrico Veronese Voto: 7

Marco Belafatti per SpazioRock

Pubblicata in data: 22/10/09

Brown & The Leaves è l’incarnazione artistica di Mattia Del Moro, giovane cantautore proveniente dalla regione della Carnia. È proprio tra il silenzio e gli scenari immobili, quasi incontaminati di questa remota zona del Bel Paese che si compie la formazione musicale del Nostro, immersa in un flusso di melodie indistruttibili (quelle dei The Cure, di Lou Reed e David Byrne) ed amichevoli accordi di pianoforte e chitarra (strumenti studiati sin dalla più tenera età), stagliandosi sul niveo sfondo di un quadro domestico che da sempre manifesta forti inclinazioni artistiche. Dopo una rapida e poco soddisfacente parentesi post-punk in epoca adolescenziale, Mattia viene illuminato dalla sensibilità del compianto Nick Drake: saranno proprio le inquiete armonie di “Pink Moon” ad indicargli la strada da perseguire.


Il ragazzo cresce, viaggia, scatta fotografie del mondo attraverso il finestrino di un treno. E l’artista lo segue a ruota, componendo il suo primo album… Nei “Landscapes” di Brown & The Leaves non riecheggiano soltanto i freddi venti, l’immobilità e la solennità della natura del territorio natale, ma anche i mille volti, suoni e colori della laguna veneziana, attuale casa adottiva dell’artista friulano. Dalla chitarra e dalla pacata voce di Mattia sbocciano undici racconti miti, struggenti, molto spesso votati all’introspezione; l’accompagnamento, prevalentemente acustico, poggia con fare tranquillo sulle pennellate ora giocose ora nostalgiche del violoncello, del contrabbasso e del pianoforte. Mattia sembra quasi volerci accompagnare per mano in un tragitto interiore che va a toccare le tappe più importanti della nostra crescita, cosicché le sue composizioni facciano vibrare le corde del nostro animo, cogliendolo di sorpresa nelle sue più difformi emozioni.


È grazie a questa energia intrinseca, espressa attraverso la voce dei ricordi, che l’esordio di Brown & The Leaves riesce a farsi apprezzare ed ammirare, pur citando a più riprese il folk emozionale dei Kings Of Convenience, piuttosto che il minimalismo di Sufjan Stevens o la fragilità del suo stesso iniziatore. Ideale per l’imminente stagione fredda, la musica contenuta in questi “Paesaggi”, potrebbe ritrovarsi a corroborare la sensibilità di molti. Emozionarsi, d’altronde, non è mai stato un reato.